Alcuni momenti
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VIVERE IL MARE SPORTIVISSIMO Il magazine mensile di sport vicentino SPORTIVISSIMO ha dedicato un bellissimo articolo alla classe 4D2 che parteciperà al concorso "Vivere il mare" all'interno del progetto Più sport @ scuola coordinati dai proff. Menato, Stilo, Rigoni, Marescotti. Grazie inoltre, alla preziosa collaborazione della Società Sportiva Vela di Arzignano che ha messo a disposizione dei ragazzi "le barche". In modo particolare si ringrazia R. Roveggio, P. Magnabosco, F. Marzotto, G. Thiella, R. Massignani per la loro disponibilità. Alcune immagini
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Alcuni momenti Guarda la sintesi video (video14MB) Il manifesto (con tutti i partecipanti) in formato pdf |
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Visita di Istruzione Immagini di vita scolastica 1 2 3 4 Alcuni momenti della visita di istruzione nella bellissima Grecia delle classi 5B1-5B2. Professori accompagnatori: Caneva, Castaman, Filippino. Alcune immagini
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Viaggio della Legalità Immagini del viaggio Articolo del viaggio Manifesto Alcuni momenti del viaggio nella bellissima Clabria della classe 5A1. Professori accompagnatori: Perlotto, Pansera. |
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Visita di Istruzione Immagini di vita scolastica 1 2 3 4 Alcuni momenti della visita di istruzione a Sorrento e d'intorni delle classi 3A1-3D1-4D1-4D2 e gli instancabili professori Bruni-Concato-Marescotti-Pajusco-Pretto-Stilo.
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Alcuni studenti in compagnia del vescovo Onisto e del prof. Corato 28 marzo 2007 |
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artist designer: E. Marcigaglia & F. Bonin classe 2D2 scarica Manifesto in formato pdf scarica (papillart)_il comunicato stampa pdf scarica (papillart) il progetto pdf L’unica manifestazione polisensoriale e interattiva che coinvolge tutti i 5 sensi, in un evento che vuole proporre ad oltre 200 studenti una esperienza sensitiva totale, attraverso l’uso del cioccolato come “materia prima” del processo creativo. prof. Michele Pansera Alcune immagini della manifestazione
Alcune immagini della precedente manifestazione
2 marzo 2007 |
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Tanto più se il tema dell’incontro riguarda L’EDUCAZIONE STRADALE. A captare l’attenzione degli alunni del liceo “Leonardo Da Vinci” di Arzignano, martedì 13 febbraio u.s., è stato uno speciale docente, che professore di professione, non è, Alessio Tavecchio, di Monza.Dal 1994 vive su una sedia a rotelle in seguito a un grave incidente motociclistico. Da allora, – racconta ai giovani che incontra nelle scuole di tutt’ Italia,– la sua vita è cambiata radicalmente e, malgrado la scienza medica non conosca ancora rimedi per lesioni al midollo spinale, nutre fortemente la speranza di poter tornare a camminare, senza arrendersi all’idea di non farcela. Trovata una buona posizione da cui farsi udire famigliarmente, senza l’altisonanza del microfono, ha “sistemato” gli alunni in modo da vederli tutti e passare in mezzo a loro, nell’auditorium dell’istituto, per insegnare quello che in teoria sembra scontato, ma che in realtà non lo è. Per esempio, - ricordando la tremenda sera dell’incidente, quando cadde in quella dannata buca lasciata aperta dagli operai del gas, senza indicazioni di pericolo, - ha fatto vedere alle classi come non si debba sottovalutare una velocità che parrebbe senza problemi, i 50 Km./h. Nessuno può dire: “Sono sicuro della mia auto, sono padrone della mia moto”. La nostra vista subisce spesso delle illusioni ottiche, infatti. Ed eccolo, sistemare un ragazzo in fondo all’aula e altri due al muro opposto per scoprire quanti siano 14 metri, ovvero lo spazio che si percorre nel tempo di un tic tac, un secondo, quando si fa una velocità da centro abitato: 50 all’ora, appunto. Verificandola con un metro a nastro. Con sorpresa generale! E che nessuno aveva considerato pericolosa. Si è dilungato nel descrivere con passione ed amore la bellezza e delicatezza dell’organismo umano che spesso non si apprezza, salvo quando è troppo tardi. Ha fatto intervenire le voci di tanti che si sono subito affezionati al suo accattivante modo di legare e di far apprezzare la vita. Ora Alessio si considera vivo, più di prima – ha tenuto a dire – perché quello che capita non è mai “tragica fatalità” per compiangerci, ma motivo per scoprire e realizzare obiettivi impensabili. Uno di questi, la sua partecipazione alle finali di nuoto delle Paraolimpiadi di Atlanta ’96. Dopo un’ora e più di educazione all’attenzione ed al rispetto delle norme, delle persone e di se stessi, quando l’attenzione avrebbe dovuto scemare, con un colpo d’ala ha saputo sollevare l’anima degli astanti verso il cielo. Quel Cielo nel quale lui, durante gli otto giorni passati in coma, aveva gustato la Luce e stava per uscire da quel tunnel che porta ad una nuova dimensione. Dopo oltre una settimana è tornato “quaggiù”, tra i mortali, sapendo di avere un’occasione preziosa per fare cose grandi, anche se in un corpo che avrebbe sprizzato sofferenza per tanto tempo. L’effetto di trovarsi ingabbiato tra ferri, bende, infinite sedute terapeutiche, non l’ha depresso, ma gli ha fatto aumentare la grinta per essere quello che il Cielo gli aveva fatto capire: hai un corpo, ma tu sei molto di più: impastato di divino. Il silenzio degli alunni e l’attenzione così rara dopo un tempo così lungo d’istruzione, erano i frutti di una scoperta sconvolgente: Dio in noi. Detto così, da uno che ha fatto una vita simile a quella di tanti adolescenti che a 14 anni ha avuto lo scooter, a 16 la moto, a 18 l’auto, con la passione per gli amici, le ragazze, i locali ad hoc, le feste col relativo contorno… ci si può credere. Non è un funzionario di qualche religione. Ma uno che ha scoperto il vero senso della vita. Che gli sgorga da tutti i pori. Alla fine, un regalo per tutti: il calendario della Fondazione che vuole sostenere chi è uscito da situazioni tragiche come la sua, realizzando strutture adatte. E un saluto, con stretta di mano ad ciascuno personalmente, con l’augurio che la strada porti ognuno al giusto traguardo, quello del benessere, della valorizzazione della propria vita. Giuseppe Corato |
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Tour de force quello di P. Giovanni in partenza per Manila nel breve periodo di riposo che l’ha visto in giro per l’Italia a riaccendere entusiasmi per aiutare i bambini di Tondo. Non si è limitato a fare un giretto o a portare un saluto, ma ha passato al “Da Vinci” due intere mattinate, il 23 e il 24 novembre, a presentare a quasi 400 studenti, divisi in quattro gruppi, la situazione di grave povertà della sua gente. La parrocchia di Tondo, che gestisce con altri missionari, di cui due, Filippini, conta centomila abitanti. I casi disperati, di famiglie che non hanno nemmeno un dollaro al giorno per sopravvivere sono qualche migliaio. Per dare almeno un giorno di sorriso a questi bambini anche le nostre classi hanno accolto la proposta di partecipare alla gara di generosità indetta dall’Associazione “Una mano aiuta l’altra – o.n.l.u.s.”. Si trattava di portare del materiale scolastico, cioccolata e qualche giocattolo. Insieme con un bel mucchio di generi alimentati sono stati spediti già tre containers che aiuteranno almeno tremila famiglie di Tondo a passare un Natale diverso. Padre Gentilin ha voluto ringraziare gli alunni che con la loro generosità faranno felici i tanti ragazzi che vanno vagabondando scalzi tra i rifiuti della discarica, in cerca di materiali da riciclare. Il loro guadagno, quando le cose vanno bene, non arriva nemmeno agli 80 centesimi. E sperare che non si facciano male: in ospedale si deve pagare tutto. Ma nessuno vi entra, in ogni caso. E purtroppo! Chi non ha soldi non è nemmeno preso in considerazione. Con un filmato che può essere richiesto all’associazione www.unamano.org ci ha mostrato le condizioni di una metropoli che vanta lussi impensabili, ma con una corruzione che toglie ogni speranza ai troppi che ne sono emarginati. Bambini che lavorano come schiavi, denutriti, che svengono in diretta, mamme tristi che sembrano nonne e che a quarant’anni sono finite… Eh, sì! Ci ha fatto pensare. Gli abbiamo promesso che gli daremo una mano, forse anche adottando a lunga distanza qualche fratellino. Ma non avendo tanti soldi, gli abbiamo assicurato un servizio che possiamo fare. Tradurremo le lettere dei bambini per far avere notizie ai loro genitori adottivi che non conoscono l’inglese e tanto meno il tagalog, lingua parlata a Manila. E scriveremo le risposte – in inglese – che i genitori vorranno inviare. Arzignano 24/11/2006 Giuseppe Corato |